10 novembre, 2009

Realismo magico: Micheletti rinuncia e resta

venerdì 6 novembre 2009

Perché stai che te ne vai e vai e vai
e vai e vai e vai e non te ne sei andato...
bolero, José Alfredo Jimenez www.youtube.com/watch?v=3ZUPlE18VkM

Honduras: ufficializzazione del colpo di stato
Il Fronte di Resistenza non riconoscerà il processo elettorale ed i suoi risultati. Fa appello a tutte le organizzazioni della Resistenza a livello nazionale per compiere azioni di rifiuto della farsa elettorale.
Tito Pulsinelli

Ora è definitivo: Micheletti & soci continuano nella stessa direzione, buttano alla spazzatura l'accordo propiziato da T. Shannon, e con un'operazione di grossolana cosmesi tirano fuori dal cappello un “governo di unità nazionale”, con gli stessi compari e lacchè di sempre. Senza il ritorno di Zelaya alla presidenza.

Cancellano il punto 5 dell'accordo appena raggiunto, che stabilisce espressamente la restituzione di Zelaya all’incarico per cui fu scelto dagli elettori, e marciano con fanfare e faccia tosta verso la farsa elettorale. Col consenso del Dipartimento di Stato, la sua ipocrita diplomazia dal doppio gioco, i sordidi servizi dell'ex presidente cileno Ricardo Lagos e la benedizione del cardinale di Tegucigalpa, hanno imbandito una beffa grottesca agli abitanti dell’Honduras. Ed a tutte le istituzioni internazionali che condannarono e ruppero le relazioni coi golpisti.

Senza Zelaya alla presidenza non si avrà alcun governo credibile, tanto meno unitario, né che possa riconciliare la nazione honduregna. Senza Zelaya non ci sarà partecipazione al processo elettorale, che sarà un'espressione minoritaria dei poteri di fatto e non coinvolgerà la maggioranza sociale. Il Gruppo di Rio ha già sancito che l’“unità nazionale” si ottiene con l'applicazione integrale degli accordi raggiunti. Il punto 5 parla con chiarezza del ritorno a Palazzo di Zelaya.
Gli attori occulti del Tegucigolpe hanno sempre agito ispirati allo “scenario di Haiti” (come questo blog ha segnalato fin dal principio): uno dei comandanti della base di Palmerola fu il protagonista del sequestro e deportazione del presidente Aristide in Africa.

Quel sequestro culminò con l’inversione del processo di liberazione dell'isola antillana e la successiva disarticolazione del movimento emancipatore Lavalas. Gli Stati Uniti ci riuscirono dopo un primo colpo di stato ed esilio di Aristide. Troppe coincidenze.

La fase 2 del Tegucigolpe, mira al maquillage accelerato delle forze golpiste, perché si rendano più presentabili, e possano procedere alla “frode elettorale annunciata”. Cercano un riconoscimento internazionale un pochino più ampio di quello attuale, limitato a Stati Uniti ed Israele. Chi parteciperà attivamente ai brogli? Contano in questo modo di assicurarsi un tempo supplementare, sufficiente per ottenere ciò che non gli è riuscito fino ad oggi: disarticolare, dividere, reprimere e soggiogare il Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato.

In altre parole, una strategia sempre finalizzata al fattore tempo, con l'illusione di riuscire a rimuovere il problema che è impiantato nel centro nervoso e nel cuore dell’Honduras: il processo costituente. Questo, i golpisti ed i loro promotori del nord, non hanno potuto cancellarlo. Come anche la forza sociale che l'appoggia, cresciuta in esperienza, determinazione, coscienza della forza accumulata, articolazione interna e - per la prima volta - anche internazionale.

L’Honduras non è Haiti, Mel Zelaya non sta in Africa. La resistenza ha ottenuto una vittoria tattica, e va alla ricerca dell'affermazione strategica, con flessibilità e capacità d’innovazione.
Il mondo, e coloro che non hanno perso la decenza, devono continuare ad appoggiare le gesta dei figli di Morazan e di Lempira.

Da: http://selvasorg.blogspot.com/search/label/Honduras

Tradotto da Adelina Bottero

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