04 gennaio, 2010
HONDURAS: Da Isis Obed a Walter Tróchez
Da Isis Obed a Walter Tróchez
Vicini i ricordi del sangue di Isis Obed abbiamo noi che,
con altre centinaia di migliaia di honduregni ed honduregne,
accompagniamo la sua morte annunciata da Óscar Andrés,
un sabato prima del tragico giorno all'aeroporto,
al primo ritorno frustrato del Presidente Manuel Zelaya,
sette giorni dopo il colpo di stato militare.
Il 28 giugno risvegliava una generazione intera in ribellione.
Tutti e tutte minorenni per la guerra, tutti e tutte
nati nella democrazia disuguale che per anni avevano perfezionato
l'oligarchia honduregna e l'imperialismo.
Sublimati nella speranza del consumismo, nella consegna
volontaria allo sfruttamento, dominati dal miraggio
della libertà dell'economia di mercato, prigione dell'anima,
dell'immaginazione e dell'umanità: noi honduregni vivevamo in “pace”.
Di colpo è arrivata la coscienza, la gioventù s’è presa
la propria libertà sul serio; il paese vive quotidianamente un vertiginoso
processo di coscienza e lotta; non vuole più ingiustizie
ed ora si associa con facilità bipartitismo con oligarchia,
ingiustizia con capitalismo, colpo di stato con fascismo,
ipocrisia con Obama ed imperialismo con sottosviluppo.
Appena alcuni mesi fa “identità nazionale” era un paradigma
indescrivibile di sogni confusi imposti dalla
“società civile pro-oligarchica”; le rovine di Copán, più conosciute
in loco dagli stranieri che dai connazionali;
la selezione di calcio formata da club privati che privano
dell'accesso allo sport la maggioranza della popolazione,
sottomessa all'attesa. L'identità nazionale popolare
si riassume oggi integralmente in una parola: “Resistenza”.
Memoria Storica erano i ricordi in trilogie gringhe
e serie inscatolate, che potevamo associare con alcune tappe
della nostra vita ed un orario televisivo. L’82 era l'anno del mondiale.
Oggi 1982 è per tutti il ricordo della recrudescenza
della dottrina di sicurezza nazionale;
nelle nostre coscienze ricompaiono i desaparecidos
e Memoria Storica è un concetto che si popola di lotte
contadine contro proprietari terrieri ed allevatori antiquati,
operai contro oligarchi, studenti contro l'imperialismo,
donne per la pace ed organismi dei diritti umani contro
i fascisti del capitalismo.
Cultura Popolare erano Britney Spears, le Spice Girls, Michael Jackson
ed un gruppo chiamato Rebelde (soprattutto molto ribelle
all'arte e all'intelligenza). Formule del pop moderno
che riproducono il vuoto della gioventù del nord, alienata
dal niente e confezionatrice di suicidi o massacri ingegnosi.
Oggi Cultura Popolare è Caffè Guancasco, Nelson Pavón “il cane felice”,
Teatro Memorie di Tito Ochoa ed il suo magnifico elenco
e tutti gli Artisti in Resistenza.
Arte in libertà che libera e democratizza la cultura,
si alimenta di applausi popolari e sorrisi umili.
Artisti rivoluzionari che affrontano la tecnica con serietà
e la vita con allegria; produttori e riproduttori dell'immaginario collettivo.
Le donne, che portano con se’ tutt’una storia di lotte per essere
tenute in conto, si sono prese in conto le strade,
le pareti, la disputa contro i poliziotti, uomini repressori e
riproduttori esatti del patriarcato che vivono in tempi
di “pace”. Mariti in divisa; un po' di più della stessa cosa.
Nel ‘54 costruirono anche uno spazio, il risultato fu
il riconoscimento del voto meno di un anno più tardi. Adesso?
Forse devono considerare la loro maggioranza assoluta,
come assoluta è stata la loro maggioranza per le strade e nella lotta.
Grida di donne rauche, uomini incurvati nel camminare,
bandiere di molti colori. Uomini o donne?
No, né una cosa né altra. Esseri umani con la sessualità che
sentono, senza pregiudizi o etichette. Hanno scoperto la
libertà del sesso e la sessualità, escono per le strade a chiedere
democrazia ed un po' di rispetto per la loro intimità e le loro
decisioni. Ci superano in diversità, disciplina e coraggio.
Con essi, con esse, Walter Tróchez, che libera
prigionieri politici, che denuncia abusi, che battaglia frontalmente
contro la brutalità. Torturato, ritorna alla strada e cade
a causa delle pallottole, approvate da Llorens nel suo bilancio preventivo annuale.
L’Honduras continua il suo cammino di liberazione mentre
quantifica e si sorprende del ritardo che realmente viveva,
quando erano pochi gli honduregni o honduregne coscienti:
si stupirebbero del processo tortuoso e difficile che vive il
popolo di Morazán, affrontando battaglie tanto piccole e storiche;
è che vivevamo nel Medioevo e ci costa
molto superarlo, ciò nonostante oltre a resistere alla barbarie,
indubitabilmente avanziamo e vinceremo.
Da Isis a Walter, la morte non è invano.
Gilberto Ríos Munguía - Segretario di Formazione Politica ed Ideologica - OPLN
traduzione di ADELINA BOTTERO
Vicini i ricordi del sangue di Isis Obed abbiamo noi che,
con altre centinaia di migliaia di honduregni ed honduregne,
accompagniamo la sua morte annunciata da Óscar Andrés,
un sabato prima del tragico giorno all'aeroporto,
al primo ritorno frustrato del Presidente Manuel Zelaya,
sette giorni dopo il colpo di stato militare.
Il 28 giugno risvegliava una generazione intera in ribellione.
Tutti e tutte minorenni per la guerra, tutti e tutte
nati nella democrazia disuguale che per anni avevano perfezionato
l'oligarchia honduregna e l'imperialismo.
Sublimati nella speranza del consumismo, nella consegna
volontaria allo sfruttamento, dominati dal miraggio
della libertà dell'economia di mercato, prigione dell'anima,
dell'immaginazione e dell'umanità: noi honduregni vivevamo in “pace”.
Di colpo è arrivata la coscienza, la gioventù s’è presa
la propria libertà sul serio; il paese vive quotidianamente un vertiginoso
processo di coscienza e lotta; non vuole più ingiustizie
ed ora si associa con facilità bipartitismo con oligarchia,
ingiustizia con capitalismo, colpo di stato con fascismo,
ipocrisia con Obama ed imperialismo con sottosviluppo.
Appena alcuni mesi fa “identità nazionale” era un paradigma
indescrivibile di sogni confusi imposti dalla
“società civile pro-oligarchica”; le rovine di Copán, più conosciute
in loco dagli stranieri che dai connazionali;
la selezione di calcio formata da club privati che privano
dell'accesso allo sport la maggioranza della popolazione,
sottomessa all'attesa. L'identità nazionale popolare
si riassume oggi integralmente in una parola: “Resistenza”.
Memoria Storica erano i ricordi in trilogie gringhe
e serie inscatolate, che potevamo associare con alcune tappe
della nostra vita ed un orario televisivo. L’82 era l'anno del mondiale.
Oggi 1982 è per tutti il ricordo della recrudescenza
della dottrina di sicurezza nazionale;
nelle nostre coscienze ricompaiono i desaparecidos
e Memoria Storica è un concetto che si popola di lotte
contadine contro proprietari terrieri ed allevatori antiquati,
operai contro oligarchi, studenti contro l'imperialismo,
donne per la pace ed organismi dei diritti umani contro
i fascisti del capitalismo.
Cultura Popolare erano Britney Spears, le Spice Girls, Michael Jackson
ed un gruppo chiamato Rebelde (soprattutto molto ribelle
all'arte e all'intelligenza). Formule del pop moderno
che riproducono il vuoto della gioventù del nord, alienata
dal niente e confezionatrice di suicidi o massacri ingegnosi.
Oggi Cultura Popolare è Caffè Guancasco, Nelson Pavón “il cane felice”,
Teatro Memorie di Tito Ochoa ed il suo magnifico elenco
e tutti gli Artisti in Resistenza.
Arte in libertà che libera e democratizza la cultura,
si alimenta di applausi popolari e sorrisi umili.
Artisti rivoluzionari che affrontano la tecnica con serietà
e la vita con allegria; produttori e riproduttori dell'immaginario collettivo.
Le donne, che portano con se’ tutt’una storia di lotte per essere
tenute in conto, si sono prese in conto le strade,
le pareti, la disputa contro i poliziotti, uomini repressori e
riproduttori esatti del patriarcato che vivono in tempi
di “pace”. Mariti in divisa; un po' di più della stessa cosa.
Nel ‘54 costruirono anche uno spazio, il risultato fu
il riconoscimento del voto meno di un anno più tardi. Adesso?
Forse devono considerare la loro maggioranza assoluta,
come assoluta è stata la loro maggioranza per le strade e nella lotta.
Grida di donne rauche, uomini incurvati nel camminare,
bandiere di molti colori. Uomini o donne?
No, né una cosa né altra. Esseri umani con la sessualità che
sentono, senza pregiudizi o etichette. Hanno scoperto la
libertà del sesso e la sessualità, escono per le strade a chiedere
democrazia ed un po' di rispetto per la loro intimità e le loro
decisioni. Ci superano in diversità, disciplina e coraggio.
Con essi, con esse, Walter Tróchez, che libera
prigionieri politici, che denuncia abusi, che battaglia frontalmente
contro la brutalità. Torturato, ritorna alla strada e cade
a causa delle pallottole, approvate da Llorens nel suo bilancio preventivo annuale.
L’Honduras continua il suo cammino di liberazione mentre
quantifica e si sorprende del ritardo che realmente viveva,
quando erano pochi gli honduregni o honduregne coscienti:
si stupirebbero del processo tortuoso e difficile che vive il
popolo di Morazán, affrontando battaglie tanto piccole e storiche;
è che vivevamo nel Medioevo e ci costa
molto superarlo, ciò nonostante oltre a resistere alla barbarie,
indubitabilmente avanziamo e vinceremo.
Da Isis a Walter, la morte non è invano.
Gilberto Ríos Munguía - Segretario di Formazione Politica ed Ideologica - OPLN
traduzione di ADELINA BOTTERO
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