27 febbraio, 2010
Honduras: non siamo cinque, non siamo cento, stampa corrotta contaci bene
Ida Garberi*
“Perche’ questa grande umanita’ ha detto basta ed ha incominciato a camminare. E la sua marcia da gigante non si fermera’ fino a conquistare la vera indipendenza, per lei sono morti piu’ di una volta inutilmente”.
Ernesto Che Guevara
Finalmente oggi ho coronato un sogno, quello di poter marciare con i camminanti in Honduras, qui a Tegucigalpa, manifestare in modo totalmente pacifico, al loro fianco, il rifiuto integrale al golpe di stato ed al governo assolutamente illegale di Pepe Lobo, eletto con elezioni spurie, che si sono svolte in un clima di terrore e di persecuzione.
Un clima che continua ad essere presente in questo paese centroamericano, dove proprio ieri, 24 febbraio 2010, e’ stata uccisa a San Pedro Sula, con un’attuazione vile e subdola, Claudia Brizuela, figlia di Pedro, membro attivo del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare ed ex leader del Partito Comunista.
Il ministro della sicurezza, Oscar Alvarez, sta mantenendo la parola, quando ha affermato che “si occupera’ di far sparire la Resistenza, perche’ non ha ragione di esistere”.
E dal momento che il 70% della Resistenza sono donne, il nuovo governo si sta incaricando di minacciare e perseguire principalmente il genere femminile, come conferma il Comitato di Famigliari dei Detenuti e degli Scomparsi in Honduras (COFADEH), che solo nel pomeriggio di mercoledi’ ha ricevuto la denuncia di tre donne, intimorite con chiamate anonime che pronosticavano la loro morte , se avessero partecipato alla marcia di oggi.
Un messaggio forte e chiaro, che voglio dare ai camminanti e’ che devono stare molto attenti agli infiltrati venduti: dal momento che questo governo vuole guadagnare il rispetto della comunita’ internazionale preferisce lavorare in forma sporca e subdola.
Davanti ai miei occhi ho visto un battibecco tra un poliziotto ed un manifestante, che dopo essere stato spinto ha cercato di difendersi e per magia sono comparsi loro, i venduti, quelli che consegnano a morte sicura i loro compagni per pochi spiccioli, puntare la pistola contro il camminante, difendendo il “chepo” (forze dell’ordine) violento: e’ stato solo un attimo, la folla inferocita si e’ mossa in soccorso del loro fratello ed i venduti sono solo potuti scappare, per fortuna senza ferire nessuno.
Ma questo episodio non e’ bastato per rovinare la grande festa pacifica di oggi, dove mille e mille camminanti del popolo, con le bandiere del Fronte di Resistenza, con le bandiere cubane, con le bandiere venezuelane e con quellle del guerrigliero eroico, Ernesto Che Guevara, hanno reclamato ancora una volta giustizia contro i crimini commessi dopo il 28 giugno 2009, l’appoggio alla lotta sindacale dei maestri e la convocazione ad un’Assemblea Costituente.
Era una marea umana inarrestabile, disposta a continuare la lotta a qualsiasi costo, appoggiata dai suoi leader politici, scesi anche loro sulle strade, disposti a rischiare i gas lacrimonegi e la repressione.
La polizia ha seguito da vicino i camminanti, ed in prossimita della sede del Congresso, dove e´terminata la manifestazione, ha ostentato in forma minacciosa un autoblindo capace di lanciare liquidi tossici sui manifestanti, comprato alla vigilia delle elezioni: per fortuna dei partecipanti, anche oggi, e´rimasto tranquillo, senza essere inaugurato. ´
Per concludere, voglio togliere qualsiasi speranza, all’oligarchia, di una retrocessione nel proceso attuale del cammino della Resistenza, perche’ come diceva Ernesto Che Guevara, “i nostri occhi liberi, oggi, sono capaci di vedere, quello che ieri la nostra condizione di schiavi coloniali, ci impediva di osservare: che la civilizzazione occidentale nasconde sotto la sua vistosa facciata, un quadro di iene e sciacalli”.
*l’autrice e’ responsabile della pagina web in italiano di Prensa Latina
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